Un vero e proprio record. E’ giusto incominciare con questo aspetto. Perché ripensando che l’inaugurazione del monumento restaurato e illuminato sia avvenuta solamente 50 giorni dopo la prima riunione tenuta in Comune è un evento straordinario. Così come straordinaria è tutta la storia che ruota intorno alla ri-valorizzazione dell’opera di Edgardo Simone.
Infatti, per studiare una corretta illuminazione del monumento, integrata al contesto urbano e capace di dare risalto al valore spirituale dell’opera, il primo passaggio è stato quello di analizzare gli eventi storici che che hanno ispirato lo scultore durante il suo lavoro.
Cosi, abbiamo voluto modificare totalmente l’illuminazione esistente, uniformando i colori delle luci, moltiplicando diverse volte il numero dei proiettori che erano stati utilizzati e scegliendo corpi illuminanti con caratteristiche tecniche estremamente performanti in termini di ottiche e fasci stretti.
Punto chiave della progettazione è stato il voler dare risalto a tutte le figure che si staccano dal solidi marmorei e focalizzare ancor di più l’attenzione sui particolari. Proprio perché lo scultore voleva che la sua opera si fruisse a 360°.
Il gladiatore morente, unica scultura a non essere illuminata dal basso, ha luce più omogenea rispetto a tutto il monumento, con valori d’illuminamento più alti, in quanto al centro dell’opera sia come significato che come posizionamento.
La Vittoria Alata invece, così come da noi illuminata garantisce imponenza sul fronte, mentre sul retro, la luce d’accento sulle ali, è studiata per fornire un riferimento totalmente visibile e riconoscibile anche da lontano a tutta la città di Brindisi e alle imbarcazioni che entrano nel suo porto.
La straordinarietà dell’illuminazione post-restauro è stata l’ispirazione alle Grandi Opere Italiane. Sia in termini di soluzioni, sia in termini di studio minuzioso:
in Italia, i monumenti di dimensioni contenute (come può essere definito quello in oggetto), non sono mai “degni” di particolari attenzioni illuminotecniche. E’ solitamente tutto molto sommario e vincolato da standard comunali, in genere penalizzanti per il contesto urbano e per la memoria storica. In questo caso invece siamo convinti che l’approccio estremamente tecnico ed estremamente “in grande” siano stati un enorme valore aggiunto per quello che è il risultato finale.